da oltre 2000 anni...

Gli antenati degli odierni grafologi hanno più di duemila anni. Alcune osservazioni sul rapporto tra scrittura e personalità si trovano infatti già nelle opere di autori dell'antichità in Cina, in India, in Grecia con Aristotele e a Roma con Svetonio.

Il vero progenitore di questa disciplina, però, arriva solo nel Seicento: è Camillo Baldo, professore dell'università di Bologna, che nel 1622 pubblica un vero e proprio trattato sull'argomento.

Questa opera, tuttavia, si basa principalmente su un metodo fortemente basato sull'intuizione, come gli studi successivi di Lavater e dell'abate Flandrin. Il primo studio sistematico sulla grafologia si deve all'abate francese Jean Hippolite Michon, discepolo di Flandrin, vissuto dal 1806 al 1881.

È Michon a coniare il termine “grafologia” e a fondare la “Société Française de Graphologie”, nonché il primo periodico del settore, “La Graphologie”, entrambi tutt'ora esistenti e autorevoli.

Il suo allievo Jules Crepieux Jamin (1859-1940) è considerato da molti l'autentico padre della moderna grafologia.

Il suo approccio si rifà alla psicologia della Gestalt e si fonda sull'assunto per cui i segni non hanno un valore assoluto (come riteneva Michon), bensì vanno considerati nel loro insieme e nel rapporto con il contesto.

Dopo di lui, gli artefici dei principali sviluppi in questa materia sono stati il tedesco Ludwig Klages, lo svizzero Max Pulver, l'estone Ania Teillard e l'italiano Girolamo Moretti. In particolare, Girolamo Moretti è considerato il padre della grafologia italiana.

È il fondatore della scuola di Urbino, che recentemente ha ottenuto il riconoscimento di titolo universitario.

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Barbara Mazzola

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